VERGOGNA, VERGOGNA, VERGOGNA e potrei continuare all’infinito per manifestare il mio sdegno davanti all’indolenza di chi dovrebbe fare e non fa.
Ripropongo quanto il 28 dicembre 2005 andai a scrivere su qualche giornale on-line elbano e che mi lascia ancor più nello sconforto per vedere che in vent’anni niente è stato fatto (e forse altre “grida” furono da altri precedentemente urlate) se non assistere al crollo oltre che materiale anche morale per una intera isola.
“Una famiglia di artisti i Coppedè. Da Mariano e Antonietta Bizzarri nascono Gino, Carlo, Adolfo. Assieme con i figli costituisce “La Casa Artistica” segnando, con la loro produzione, il gusto di un’ epoca a cavallo tra la fine dell’ ‘800 e i primi del ‘900.
Lo stile “eclettico”, che prenderà nome di “coppedè”, si ritroverà nella pittura, nelle decorazioni, nei mobili, negli arredi navali e nell’architettura.
E nell’ architettura troviamo Adolfo che a noi interessa particolarmente per essere colui che parte della sua produzione l’ ha svolta nell’Isola d’Elba.
Scoperto a Roma dal Deputato Pilade Del Buono mentre esponeva i suoi progetti eseguiti per il Pensionato Artistico Nazionale che in quegli anni si manifestava presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, Adolfo si cimentò, ancora giovane artista e architetto, nell’ isola toscana soprattutto e in particolare per le dimore dell’ Onorevole elbano.
Tra il 1900 e il 1906 progetta e realizza la villa a Poggio, la casa padronale di San Martino, una casa di civile abitazione in via Guerrazzi a Portoferraio poi divenuta Casa del Fascio, il Palazzo cosiddetto dei Merli, il Palazzo per gli uffici d’amministrazione degli altiforni in Calata Italia a Portoferraio e sempre a Portoferraio la raffinata Cappella funeraria per la Famiglia Del Buono al centro del camposanto del cimitero dei Neri.
Fa eccezione, nelle committenze elbane, quella richiesta dalla Famiglia Tonietti.
In seguito alla mancata concessione cimiteriale gli affittuari delle miniere del ferro fanno costruire, tra il 1904 e il 1906, una cappella quale tomba di famiglia con l’intento particolare di serbare ricordo del capostipite Giuseppe.
Costruito sul promontorio sinistro che abbraccia il paese del Cavo questo suggestivo monumento è costituito da un imponente torrione che sembra ricordare un faro, dal palese significato allegorico, ed è impostato su di una base quadrilatera cinta da una balaustrata.
Realizzato in granito elbano con inserti in marmo bianco. L’ingresso è sormontato da un arco a tutto sesto impostato su doppio ordine di colonne serliane e arricchito da grandi protome antropomorfe angolari, da leoni alati quali imposta della scalinata, da prue rostrate e dall’aquila che sovrasta la scritta “Famiglia Tonietti”.
Cappella funeraria che non ha mai avuta alcuna sepoltura e mausoleo - monumento che l’Elba - civile - tutta deve vergognarsi per lo stato di degrado in cui lo tiene abbandonato”. (del 28 dicembre 2005).
Paolo Ferruzzi